Il 21 luglio del 1921 una spedizione armata di circa 500 camicie nere capeggiata dal fiorentino Dumini, esecutore materiale nel 1924 dell’assassinio di Matteotti, giungeva a Sarzana dalla vicina Carrara per portare a termine un’azione punitiva.
Il pretesto della missione consisteva nell’ottenere la scarcerazione di 12 fascisti arrestati per aver compiuto pochi giorni prima omicidi e devastazioni contro la popolazione della Lunigiana. L’obiettivo politico dell’operazione era la rimozione delle istituzioni democratiche di Sarzana, ultimo comune della zona ad amministrazione socialista che compattamente resisteva alle provocazioni fasciste. Arditi del popolo, socialisti, comunisti e anarchici erano pronti alla difesa in armi, ma la posizione accorta del sindaco Terzi e la condotta della forza pubblica confinavano lo scontro tra quest’ultima e gli assalitori nella piazza antistante la stazione ferroviaria, evitando più gravi conseguenze. Ai primi colpi da parte fascista che colpivano, esplosi quando ancora era in atto un negoziato verbale tra le parti, rispondevano i militari cagionando 5 morti e mettendo in fuga gli aggressori, che subivano altre perdite ad opera dei contadini incontrati durante la ritirata. L’atteggiamento delle forze dell’ordine a protezione delle autorità cittadine, comportamento anomalo in quella fase di crisi dello stato liberale, unitamente alla determinazione sarzanese a respingere l’aggressione, spiazzò e disperse il drappello fascista, mentre l’accaduto suggerì a Mussolini di accelerare i tempi per la firma del patto di pacificazione con il Psi siglato a Roma il 3 agosto seguente. I partigiani che condussero sulle montagne sopra Sarzana la lotta di Liberazione si definirono da subito “figli del 21 luglio”, e Sandro Pertini ebbe a dire, in relazione a quei fatti: “se tutte le città avessero fatto come Sarzana, il fascismo non sarebbe passato“
LO SPETTACOLO
Lo spettacolo ricostruisce in una dimensione narrativa corale il
contesto sociale e politico di quegli anni: dal biennio rosso alle
serrate, dalle prime “spedizioni punitive” fasciste alla scissione del
Partito Socialista con la conseguente nascita del Partito Comunista
d’Italia, dall’ arditismo popolare ai Comitati di difesa proletaria. La
drammaturgia, strutturata partendo dai documenti originali, dalle
interviste ai pochissimi testimoni di quei giorni ancora in vita e dalla
stampa dell’epoca, sottolinea l’aspetto emblematico dei fatti di
Sarzana spostando continuamente il fuoco di attenzione dalla dimensione
locale a quella nazionale. La scena è abitata esclusivamente dagli
attori che attraverso relazioni dinamiche nello spazio e pochi segni
distintivi evocano personaggi, situazioni e luoghi, fisici ed emotivi.
Sono le parole che Antonio Gramsci scrive su Ordine Nuovo nel luglio
1921 il terreno su cui il racconto scenico è organizzato e sviluppato:
“Nei 365 giorni dell’anno 1920, 2500 italiani (uomini, donne,
bambini e vecchi) hanno trovato la morte nelle vie e nelle piazze, sotto
il piombo della pubblica sicurezza e del fascismo. Nei trascorsi 200
giorni di questo barbarico 1921 circa 1500 italiani sono stati uccisi
dal piombo, dal pugnale, dalla mazza ferrata del fascista, circa 40.000
liberi cittadini della democratica Italia sono stati bastonati,
storpiati, feriti; circa 20.000 altri liberissimi cittadini della
democraticissima Italia sono stati esiliati con bandi regolari, o
costretti a fuggire con le minacce dalle loro sedi di lavoro e vagolano
per il territorio nazionale, senza difesa, senza impiego, senza
famiglia; circa 300 amministrazioni comunali elette col suffragio
universale sono state costrette a dimettersi; una ventina di giornali
socialisti, comunisti, repubblicani,
popolari, sono stati distrutti; 15 milioni di popolazione italiana
dell’Emilia, del Polesine, della Toscana, dell’Umbria, del Veneto,
della Lombardia sono stati tenuti permanentemente sotto il dominio di
bande armate, che hanno incendiato, che hanno saccheggiato, hanno
bastonato impunemente, hanno violato i domicili, hanno insultato le
donne e i vecchi, hanno ridotto alla fame e alla disperazione centinaia
di famiglie, hanno calpestato tutti i sentimenti popolari, hanno fatto
impazzire per il terrore e morire dei bambini e dei vecchi. Tutto questo
è stato permesso dalle autorità ufficiali, è stato o taciuto o esaltato
dai giornali; una pazzia collettiva pare avere invaso la classe
dirigente, il Parlamento, i governi. Tutta questa gente pensava che la
vita nazionale potesse normalizzarsi secondo il ritmo fascista; che
nessuna reazione, né psicologica, né fisica, dovesse fermentare nella
popolazione in tal modo tormentata, avvilita, schiacciata.” (A.Gramsci)
Il finale dello spettacolo, che ha una durata complessiva di un’ora e
15 minuti, prevede una proiezione video di circa 8 minuti che ci
riporta improvvisamente dall’avvento del fascismo nel 1922 ai numerosi
quanto sconcertanti episodi di matrice neofascista che continuano a
verificarsi nel nostro paese e non solo negli stadi ma nei programmi
televisivi, nelle piazze, fino alle chiese e le istituzioni.
E stupisce ogni volta riascoltare le parole di Pasolini che abbiamo scelto come chiusura dello spettacolo:
“..il regime oggi è un regime democratico però quella omologazione
che il fascismo non è riuscito ad ottenere il potere di oggi, ovvero la
civiltà dei consumi, ottiene perfettamente togliendo realtà ai vari modi
di essere uomini che l’Italia ha prodotto storicamente in modo assai
differenziato. Questa omologazione sta distruggendo l’Italia e allora
posso dire che oggi il fascismo è proprio questo potere della civiltà
dei consumi . La distruzione di questo paese è avvenuta così rapidamente
che non ce ne siamo accorti. Una specie di incubo risvegliandoci dal
quale oggi ci guardiamo d’intorno e ci accorgiamo che non c’è più niente
da fare..” (P.P.Pasolini)
Info: www.blancateatro.it; anpisarzana@gmail.com
Dal mensile dell'ANPI, Patria:
Cronache 21 luglio neo-antifascista sulla prima dello spettacolo dei Blanca (2009)
Giornata della Memoria: gli studenti delle superiori di Sarzana riflettono sul 21 Luglio 1921 nell'ambito della rappresentazione teatrale “21 luglio 1921… e la chiamavano estate” (gennaio 2010)