T. Ferri |
E poi c'è l'antifascismo culturale.
Antifascismo oggi è cercare le persone oggetto di discriminazione, di sopruso, quelle che soffrono la miseria, quelle troppo colorate, per alcuni; oggi come allora è stare dalla parte di chi subisce offese gratuite, offese ignoranti, chi diventa bersaglio mobile in una città (come a Macerata lo scorso febbraio) per il colore della pelle, chi viene ucciso a fucilate perchè sindacalista, e pure nero, come in Calabria, chi viene lasciato annegare in mare(e magari c'è chi si vanta della diminuzione degli sbarchi, mentre si professa antifascista, ma chi non sbarca non è andato all'università, è in fin di vita nel deserto, o in un lager in Libia, o in fondo al mare), chi si trova in particolari categorie di persone per le quali si pensa ad una legislazione ad hoc.
Se essere antifascisti è stare dalla parte di chi subisce questo, allora oggi ogni antifascista, nel suo piccolo, dovrebbe esercitare l'antifascismo umanitario, semplicemente rivolgendo la parola a chi viene guardato o additato con disprezzo da televisioni e giornali, oppure declinando gentilmente, non disumanamente, la richiesta di comprare un ombrello o un pacchetto di fazzoletti; essere sempre solleciti, anzichè assecondare il qualunquismo, a contrastare luoghi comuni e narrazione dominante razzista. O il nazionalismo becero, che nulla a che fare con la patria tra nazioni sorelle che vuole la nostra Costituzione, rinata dopo il flagello del fascismo che l'ha distrutta, e che isolandosi può solo tornare agli orrori del passato.
Tiziano Ferri ANPI Sarzana