Lo storico Egidio Banti ci racconta il 21 luglio 1921 dalle frequenze di TeleLiguria Sud, durante uno degli scorsi anniversari.
Recentemente lo studioso ha pubblicato un articolo (su Città della Spezia) sul quel periodo della storia cittadina:
Cent'anni fa quando i socialisti vinsero a Sarzana
di
Egidio Banti da Città della Spezia
Tra le diverse ricorrenze
centenarie che questi mesi convulsi di Covid-19 hanno fatto dimenticare, o
trascurare, in terra spezzina, c'è quella di fine novembre 1920. Ovvero
l'insediamento a Sarzana della prima amministrazione di sinistra (socialista),
con l'elezione a sindaco di Pietro Arnaldo Terzi. Parlo dell'amministrazione
che, meno di un anno dopo, avrebbe dovuto affrontare i "fatti del 21
luglio", con il tentativo delle squadre fasciste di entrare in città e di
liberare alcuni di loro che erano detenuti nel carcere della Firmafede,
episodio destinato a restare nella storia d'Italia. Ma le premesse di quei
fatti, e delle loro conseguenze, stavano proprio nella vittoria della sinistra
nelle elezioni del 14 novembre 1920. Va ricordato che la provincia spezzina, a
cominciare dal capoluogo ma anche dal mandamento della Val di Magra, era in
prevalenza moderata che, nello stesso giorno, alle elezioni provinciali la
lista socialista (che candidava Alfredo Poggi) venne sconfitta da quella del
blocco liberale, che vide eletti il lericino Bibolini e il sarzanese delle
Pere. Al comune di Sarzana, invece, la bandiera rossa, impugnata dal futuro
vice sindaco massimalista Alfredo Sabbadini, sventolò per la prima volta al
balcone di palazzo Roderio.
La scelta del sindaco non fu semplice: i più votati erano i socialisti moderati
Poggi e Terzi ("centristi" li definiva "Il Tirreno",
giornale conservatore), ma i massimalisti - una parte dei quali avrebbero pochi
mesi dopo aderito al neonato partito comunista - avevano un buon numero di
consiglieri eletti, e proposero come sindaco Sabbadini. L'accordo fu trovato
con l'elezione a sindaco di Terzi (che inizialmente non voleva accettare),
"indebolito" però da una giunta tutta composta da massimalisti. Fatto
sta che solo un mese dopo - e qui il centenario viene bene ricordarlo in questi
giorni - il nuovo sindaco propose al consiglio comunale un "omnibus
finanziario", ovvero l'equivalente delle attuali leggi finanziarie.
Era una provvedimento che, per risanare i disastrati conti del comune (frutto
di cattive amministrazioni del passato ed anche della crisi economica),
aumentava le tasse a carico soprattutto dei ceti più abbienti, a cominciare dal
"focatico", equivalente della futura imposta di famiglia. Venivano
inoltre requisiti i panifici, che avevano proclamato la serrata, per consentire
la vendita di pane a prezzo calmierato. Non c'è dubbio che fossero
provvedimenti di sinistra, e non "moderati". Sempre "Il
Tirreno", la settimana prima del voto, aveva esortato i sarzanesi a non
votare i socialisti con toni molto allarmistici, definendoli di fatto, a
livello nazionale, assassini e affamatori del popolo. Il fascismo non c'entrava
ancora, ma i toni erano già quelli che sarebbero riecheggiati un anno dopo, e
in seguito. Il che rende Sarzana non solo una città dove, il 21 luglio, le
forze dell'ordine tennero testa alle squadre fasciste, ma, ancora prima, una
città dove le radici profonde del fascismo si manifestarono nel contrasto tra
borghesia della rendita e forze popolari reduci dall'"inutile
strage", come papa Benedetto XV aveva definito la guerra. "L'uovo del
serpente", dirà molti anni dopo il regista Ingmar Bergman, ammonendo sul
fatto che nazismo e fascismo avevano cause che già si potevano vedere in anticipo.
La borghesia sarzanese - scrisse "Il Tirreno" dopo la sconfitta -
"ha meritato di perdere" per divisioni interne e ripicche personale.
Come a dire: per sbarrare la strada al socialismo, ancorché
"centrista", ci voleva qualcun altro. Quel qualcun altro furono, già
mesi dopo, le squadre fasciste.
Egidio Banti
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Una foto del cinquantenario dei Fatti (21 luglio 1971) che Egidio Banti ha postato su Facebook e che commenta egli stesso:
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