![]() |
Il capo degli anarchici Ugo Boccardi detto "Ramella"(Ernesto Colli)-a destra-in una scena del film "Nella città perduta di Sarzana" 1980, regia Luigi Faccini |
SARZANA
UNA
RISPOSTA ESEMPLARE ALLE SQUADRE FASCISTE
La presenza di un forte e combattivo movimento operaio, ed
in particolare di molti gruppi anarchici ed anarco-sindacalisti,
fece sì che lo squadrismo fascista assumesse un carattere
violentemente provocatorio ed omicida nell'intera provincia
di La Spezia, così come nel Carrarino.
Il padronato ed i fascisti non potevano sopportare che continuasse
la tradizione di ribellione dei lavoratori, che nella occupazione
delle fabbriche avevano decisamente mostrato il proprio carattere
rivoluzionario; per questo motivo, fin dagli inizi del 1921,
poche settimane cioè dopo il tradimento dei riformisti
e la grave sconfitta dell'occupazione delle fabbriche, i fascisti
tentarono di spadroneggiare, minacciando e colpendo i militanti
rivoluzionari.
Basti ricordare, per esempio, l'assalto fascista alla Camera
del Lavoro di La Spezia (27 febbraio '21), l'uccisione del compagno
Olivieri (28 febbraio), gli incidenti provocati ai suoi funerali
(11 marzo), l'inaugurazione provocatoria del gagliardetto dei
fasci spezzini (11 aprile) e la devastazione da parte dei fascisti
delle due Camere del Lavoro, aderenti rispettivamente alla C.G.L.
ed all'U.S.I. (12 maggio). Ma furono soprattutto le grandi spedizioni
punitive a caratterizzare (qui come altrove) la violenza delle
camicie nere, ed a provocare la decisa rabbiosa risposta popolare;
era ormai abitudine per i fascisti “concentrarsi”
in un centro abitato, assaltarvi le sedi antifasciste, uccidere
gli oppositori più irriducibili, per poi ripartire certi
dell'impunità da parte dello Stato “liberale”.
Il capo riconosciuto di queste squadracce nello spezzino era
Renato Ricci, ex-legionario fiumano e futuro onorevole: fra
le altre imprese, fu lui a guidare personalmente una spedizione
punitiva contro i centri di Pontremoli e di Sarzana (12 giugno).
La reazione popolare antifascista fu allora così decisa
che gli squadristi furono costretti a ripiegare, e le autorità
non poterono fare a meno di arrestare il Ricci e di rinchiuderlo
nelle carceri di Sarzana.
Privati momentaneamente del loro ducetto locale, i fascisti
decisero di cercare di liberarlo, e soprattutto di dare una
storica lezione alla popolazione di Sarzana, scelta come simbolo
della lotta dei “sovversivi” contro la reazione
padronale e fascista. Sarzana, infatti, trovandosi a metà
strada fra La Spezia e Carrara, era un centro particolarmente
importante nelle lotte anarco-sindacaliste e nella propaganda
anarchica, ed inoltre aveva tradizionalmente una giunta comunale
“rossa”, tutte cose queste che la rendevano giustamente
odiata dall'avversario di classe. Gli squadristi, dunque, guidati
da Amerigo Dumini (uno dei più noti criminali fascisti,
futuro correo nell'assassinio del deputato socialista Matteotti),
calarono da molte province della Toscana nelle zone circostanti
Sarzana, preparandosi ad attaccarla in forze. Quando furono
informati che nel paese di Arcola (La Spezia) un loro camerata,
tal Procuranti, era stato ucciso, subito iniziarono la spedizione
punitiva, compiendo violenze ancor prima di entrare in Sarzana:
fra gli altri, fu ucciso un contadino a Santo Stefano Magra
(La Spezia). Giunti a Sarzana, i fascisti si concentrarono alla
stazione ferroviaria per inquadrarsi bene e per sferrare l'attacco;
fu allora che accolsero sparando 7 carabinieri e 4 soldati,
che, comandati dal capitano Jurgens, li volevano consigliare
a desistere dai loro propositi “nel loro stesso interesse”.
Partenza di una squadraccia fascista per una spedizione punitiva. La lezione data ai fascisti a Sarzana nel luglio 1921 dalla popolazione, se generalizzata, avrebbe potuto fermare il fascismo. Ma per generalizzare l'esempio era necessario che il P.S.I., il P.C.d'I. e la C.G.L. gettassero nella lotta armata tutto il loro peso |
Dopo il breve scontro a fuoco con le forze dell'ordine, i
fascisti si trovarono a dover affrontare l'assalto armato da
parte degli Arditi del Popolo che, organizzati dall'anarchico
Ugo Boccardi detto “Ramella”, dettero per primi
il benvenuto ai fascisti. Ma non furono i soli, poiché
sopraggiunsero presto gli arsenalotti, cioè quei lavoratori
che ogni mattina prendevano il treno da Sarzana a La Spezia
per recarsi a lavorare là all'arsenale. Quel treno quotidiano,
infatti, quella mattina non era partito, nell'attesa del previsto
attacco squadrista; l'intera popolazione partecipò alla
sollevazione contro le camicie nere, che subito ebbero dei morti
e furono costrette a cercar scampo nelle campagne circostanti.
Ma anche qui non trovarono sorte migliore, chè anzi i
contadini (anch'essi perlopiù anarchici, e comunque decisamente
antifascisti) collaborarono con gli Arditi del Popolo alla cattura
degli aggressori, molti dei quali furono uccisi. Si parlò
allora di circa venti fascisti uccisi, e così afferma
anche la storiografia ufficiale, ma da testimonianze pervenuteci
da compagni che erano attivamente presenti risulta che furono
molti di più.
Ad ogni modo resta la realtà della grande vittoria
popolare di Sarzana, che, con la collaborazione degli Arditi
del Popolo prontamente giunti dai centri circostanti, segnò
un duro colpo alla violenta protervia fascista. Basti pensare
che la rabbia per la disfatta subita in Lunigiana portò
i fascisti a vendicarsi contro i “sovversivi” anche
lontano da quei posti, nel vano tentativo di dimenticare la
lezione di Sarzana. La via indicata quel 21 luglio dal popolo
sarzanese, e confermata dalle altre violente resistenze popolari
allo squadrismo fascista (Parma, Civitavecchia, ecc.), era quella
giusta per battere sul nascere la reazione padronale.
Pochi giorni dopo, però, firmando il Patto di Conciliazione
con i fascisti su scala nazionale, i socialisti contribuiranno
a disarmare il popolo, lasciandolo inerme vittima dello squadrismo
fascista. La stessa responsabilità toccherà ai
comunisti, da pochi mesi costituitisi in partito, che preferiranno
ritirare i propri militanti dagli Arditi del Popolo pur di non
collaborare con gli anarchici.