21 LUGLIO 1921: L'ANTIFASCISMO ANARCHICO A SARZANA

Il capo degli anarchici Ugo Boccardi detto "Ramella"(Ernesto Colli)-a destra-in una scena del film "Nella città perduta di Sarzana" 1980, regia Luigi Faccini
 

SARZANA

UNA RISPOSTA ESEMPLARE ALLE SQUADRE FASCISTE


La presenza di un forte e combattivo movimento operaio, ed in particolare di molti gruppi anarchici ed anarco-sindacalisti, fece sì che lo squadrismo fascista assumesse un carattere violentemente provocatorio ed omicida nell'intera provincia di La Spezia, così come nel Carrarino.
Il padronato ed i fascisti non potevano sopportare che continuasse la tradizione di ribellione dei lavoratori, che nella occupazione delle fabbriche avevano decisamente mostrato il proprio carattere rivoluzionario; per questo motivo, fin dagli inizi del 1921, poche settimane cioè dopo il tradimento dei riformisti e la grave sconfitta dell'occupazione delle fabbriche, i fascisti tentarono di spadroneggiare, minacciando e colpendo i militanti rivoluzionari.
Basti ricordare, per esempio, l'assalto fascista alla Camera del Lavoro di La Spezia (27 febbraio '21), l'uccisione del compagno Olivieri (28 febbraio), gli incidenti provocati ai suoi funerali (11 marzo), l'inaugurazione provocatoria del gagliardetto dei fasci spezzini (11 aprile) e la devastazione da parte dei fascisti delle due Camere del Lavoro, aderenti rispettivamente alla C.G.L. ed all'U.S.I. (12 maggio). Ma furono soprattutto le grandi spedizioni punitive a caratterizzare (qui come altrove) la violenza delle camicie nere, ed a provocare la decisa rabbiosa risposta popolare; era ormai abitudine per i fascisti “concentrarsi” in un centro abitato, assaltarvi le sedi antifasciste, uccidere gli oppositori più irriducibili, per poi ripartire certi dell'impunità da parte dello Stato “liberale”. Il capo riconosciuto di queste squadracce nello spezzino era Renato Ricci, ex-legionario fiumano e futuro onorevole: fra le altre imprese, fu lui a guidare personalmente una spedizione punitiva contro i centri di Pontremoli e di Sarzana (12 giugno). La reazione popolare antifascista fu allora così decisa che gli squadristi furono costretti a ripiegare, e le autorità non poterono fare a meno di arrestare il Ricci e di rinchiuderlo nelle carceri di Sarzana.
Privati momentaneamente del loro ducetto locale, i fascisti decisero di cercare di liberarlo, e soprattutto di dare una storica lezione alla popolazione di Sarzana, scelta come simbolo della lotta dei “sovversivi” contro la reazione padronale e fascista. Sarzana, infatti, trovandosi a metà strada fra La Spezia e Carrara, era un centro particolarmente importante nelle lotte anarco-sindacaliste e nella propaganda anarchica, ed inoltre aveva tradizionalmente una giunta comunale “rossa”, tutte cose queste che la rendevano giustamente odiata dall'avversario di classe. Gli squadristi, dunque, guidati da Amerigo Dumini (uno dei più noti criminali fascisti, futuro correo nell'assassinio del deputato socialista Matteotti), calarono da molte province della Toscana nelle zone circostanti Sarzana, preparandosi ad attaccarla in forze. Quando furono informati che nel paese di Arcola (La Spezia) un loro camerata, tal Procuranti, era stato ucciso, subito iniziarono la spedizione punitiva, compiendo violenze ancor prima di entrare in Sarzana: fra gli altri, fu ucciso un contadino a Santo Stefano Magra (La Spezia). Giunti a Sarzana, i fascisti si concentrarono alla stazione ferroviaria per inquadrarsi bene e per sferrare l'attacco; fu allora che accolsero sparando 7 carabinieri e 4 soldati, che, comandati dal capitano Jurgens, li volevano consigliare a desistere dai loro propositi “nel loro stesso interesse”.

Partenza di una squadraccia fascista per una spedizione
punitiva. La lezione data ai fascisti a Sarzana nel luglio
1921 dalla popolazione, se generalizzata, avrebbe potuto
fermare il fascismo. Ma per generalizzare l'esempio
era necessario che il P.S.I., il P.C.d'I. e la C.G.L.
gettassero nella lotta armata tutto il loro pes
o

Dopo il breve scontro a fuoco con le forze dell'ordine, i fascisti si trovarono a dover affrontare l'assalto armato da parte degli Arditi del Popolo che, organizzati dall'anarchico Ugo Boccardi detto “Ramella”, dettero per primi il benvenuto ai fascisti. Ma non furono i soli, poiché sopraggiunsero presto gli arsenalotti, cioè quei lavoratori che ogni mattina prendevano il treno da Sarzana a La Spezia per recarsi a lavorare là all'arsenale. Quel treno quotidiano, infatti, quella mattina non era partito, nell'attesa del previsto attacco squadrista; l'intera popolazione partecipò alla sollevazione contro le camicie nere, che subito ebbero dei morti e furono costrette a cercar scampo nelle campagne circostanti. Ma anche qui non trovarono sorte migliore, chè anzi i contadini (anch'essi perlopiù anarchici, e comunque decisamente antifascisti) collaborarono con gli Arditi del Popolo alla cattura degli aggressori, molti dei quali furono uccisi. Si parlò allora di circa venti fascisti uccisi, e così afferma anche la storiografia ufficiale, ma da testimonianze pervenuteci da compagni che erano attivamente presenti risulta che furono molti di più.
Ad ogni modo resta la realtà della grande vittoria popolare di Sarzana, che, con la collaborazione degli Arditi del Popolo prontamente giunti dai centri circostanti, segnò un duro colpo alla violenta protervia fascista. Basti pensare che la rabbia per la disfatta subita in Lunigiana portò i fascisti a vendicarsi contro i “sovversivi” anche lontano da quei posti, nel vano tentativo di dimenticare la lezione di Sarzana. La via indicata quel 21 luglio dal popolo sarzanese, e confermata dalle altre violente resistenze popolari allo squadrismo fascista (Parma, Civitavecchia, ecc.), era quella giusta per battere sul nascere la reazione padronale.
Pochi giorni dopo, però, firmando il Patto di Conciliazione con i fascisti su scala nazionale, i socialisti contribuiranno a disarmare il popolo, lasciandolo inerme vittima dello squadrismo fascista. La stessa responsabilità toccherà ai comunisti, da pochi mesi costituitisi in partito, che preferiranno ritirare i propri militanti dagli Arditi del Popolo pur di non collaborare con gli anarchici.

 da rivista anarchica
anno 44 n. 388
aprile 2014