Jurgens, da Sarzana a Roma con lo stesso spirito
di Alberto Scaramuccia da Città della Spezia
All’alba
del 21 luglio 1921 la cittadina di Sarzana fu assaltata da squadre fasciste
convergenti da più località per liberare Renzo Ricci che era detenuto
nella fortezza di Firmafede essendo stato arrestato per precedenti
scontri. Coordinava l’attacco Amerigo Dumini. Sono nomi famosi: questo
guidava la squadraccia che rapì ed uccise Matteotti; quello fu un
importante dirigente del Partito Fascista e poi comandante della Guardia
Nazionale Repubblicana al tempo di Salò.
Qua basta dire che
l’assalto a Sarzana fu sventato e i fascisti dispersi, l’unico caso in
tutt’Italia con Parma in cui le squadre nere furono respinte.
La cosa
riuscì per il concorso di più fattori: la decisa opposizione popolare;
la resistenza degli Arditi del Popolo, un’organizzazione di difesa delle
tante sinistre una volta tanto unite e non divise; l’azione di forte
contrasto attuata dalla forza pubblica costituita da carabinieri,
poliziotti e militari.
A guidare questo gruppo era il Capitano dei
Carabinieri Guido Jurgens. Appena arrivato a Sarzana proprio il giorno
precedente i tragici fatti, respinse recisamente le proposte di Dumini
che chiedeva la scarcerazione di Ricci e, quando iniziò lo scontro,
guidò la sua truppa contro i fascisti disperdendoli.
Cose note, ripeto, così come bene si sa in quale modo andò a finire tutta la storia.
Lo
Jurgens, non serve dirlo, non fece una grande carriera, anzi. Subito
trasferito a Genova, fu posto in aspettativa e praticamente non riprese
più servizio fino a quando nel ’32 non fu definitivamente rimosso
dall’Esercito.
Non è documentato con certezza, ma forse prese parte
agli scontri contro i Tedeschi avvenuti a Roma dopo l’8 settembre presso
Porta San Paolo.
È sicuro, invece, che collaborò con alcuni aderenti
al Partito Fascista che non condividevano per nulla la politica attuata
dal regime contro gli Ebrei, specie dopo l’inasprimento seguito
all’occupazione tedesca.
Il 16 ottobre cominciò nella Capitale la
razzia degli Ebrei romani. Chi non era stato catturato, cercava
disperatamente un rifugio: presso gli amici, nei conventi che aprirono
generosamente le porte, anche nel palazzo che stava costruendo il Conte
Vaselli, un costruttore che aveva fatto fortuna con il fascismo, di cui
però non condivideva le leggi razziali. L’ex capitano Jurgens gli diede
una grossa mano organizzando una rigorosa sorveglianza in quel
condominio che nascondeva una cinquantina di ebrei: anche in
quell’occasione si manifestò la sensibilità democratica vista a Sarzana.